Attualmente ubicato al piano terra del Palazzo Comunale, ex palazzo Berarducci, edificio signorile risalente al XVII secolo, il museo verrà al piu' presto trasferito presso palazzo Coppetti, della prima metà dell'ottocento, ex dimora gentilizia dei marchesi Pianetti di Jesi. Si tratta di una piccola ma significativa raccolta che comprende tele provenienti dalla Chiesa di Santa Maria del Capoluogo - da cui il nome del museo - e reperti archeologici rinvenuti presso la Cappella del cimitero. Di particolare interesse sono "La Madonna del Rosario" di Benedetto Nucci (1515 - 1587) e due tele di Ernst van Schayck (1567-dopo 1631): "Il Crocifisso tra San Girolamo, Santa Maria Maddalena, San Francesco" e "La Vergine col Bambino, San Michele Arcangelo, San Carlo e San Bernardino da Siena". Accanto al museo e di fronte alle mura si apre, su di un ampio panorama belvedere, un'elegante loggetta della fine del cinquecento. Nell'attuale unica sala messa a disposizione nel Palazzo Comunale sono conservati, inoltre, antichi materiali provenienti probabilmente da Sant'Apollinare di Montegiorgio. In due bacheche ed in un ripiano sono esposti reperti archeologici provenienti dal territorio; si tratta di materiale di epoca romana, in gran parte frammentario, raccolto nel sito di una villa romana in località Mattonato. Nell'area, scavi settecenteschi rinvennero un rilievo in bronzo con scena di sacrificio alla dea Iside, donato poi ad un antiquario francese, oltre ad una serie di ambienti con pavimenti a mosaico e resti di colonne con intonaco rosso. Tra i materiali raccolti in epoca recente, si riconoscono frammenti laterizi, di mosaico pavimentale, di decorazioni architettoniche, insieme a frammenti di anfore e ceramiche varie di epoca romana, approssimativamente databili tra la fine dell'età repubblicana e il I sec. d.C. (ceramica a vernice nera, terra sigillata).
Recentemente la collezione del museo si è accresciuta di altri importanti documenti provenienti dalle donazioni Annita Garibaldi Jannet (foto fotografie e testimonianze scritte riguardanti le famiglie Garibaldi e Canzio) e Romiti – Mosullani (fotografie e documenti riguardanti Giuseppe e Annita Garibaldi e ricordi di Garibalda Canzio).
Reperti archeologici testimoniano la presenza dell'uomo nel territorio di Poggio San Marcello sin da tempi antichissimi. Negli anni '50, durante la sua permanenza a Poggio San Marcello, Padre Luigi Agostino Grazzi, missionario Saveriano e profondo conoscitore di storia, fece importanti ritrovamenti archeologici come una autentica tomba di guerriero piceno e notevoli reperti (armature, fibule, lame di pugnale, vasellame) che testimoniano la presenza - in questo territorio - di insediamenti umani fin dal 500 a.c.; esistono, inoltre, le prove del perdurare della vita durante l'impero romano ed anche nei primi tre secoli del cristianesimo, come testimoniano alcune tessere paleocristiane rinvenute casualmente nel 1956 durante i lavori di ristrutturazione della rete fognaria all'interno della cinta muraria del castello. Le origini del Castello si devono far risalire al XIII secolo.
Le cronache riferiscono che doveva essere di quel periodo una "villa" sopra il colle, dove esercitava la sua giurisdizione feudale il vescovo di Jesi.Le testimonianze degli insediamenti monacali del 1200-1300 sono tuttora visibili dalla piccola chiesa di San Marcello al Poggio di stile romanico-benedettino nel cui interno è stato rilevato l'affresco di una crocifissione di sicura e provata scuola fabrianese risalente al 1400 (ora restaurato ed esposto nella chiesa parrocchiale) ; la chiesa di Santa Maria del Monte (a qualche chilometro dal centro abitato, lungo la via Gioncare) di cui, dall' archivio vescovile, si ha notizia fin dal 1200 e la Cripta Gotica risalente anch'essa al 1300. Nel 1261 il Castello di Poggio San Marcello è citato come una realtà urbana già consolidata e fortificata. Entra nell'orbita del comune di Jesi dal 1301. La sua soggezione alla potente città della valle è documentata da un importante documento del 1530.
Si tratta della più antica pergamena che attesta la presentazione del tradizionale palio da parte del Castello alla città dominante, in occasione della festa di San Floriano, protettore di Jesi. Nei secoli centrali dell'età moderna, Poggio San Marcello segue le sorti di Jesi, di cui riconosce il dominio diretto anche se la città concede una certa autonomia alle varie comunità del suo Contado, che si concretizza in vere e proprie magistrature cittadine. Di queste, anche a Poggio San Marcello vi è testimonianza nei locali archivi storici.Il Comune viene annoverato nell'ambito dello Stato jesino fino alla caduta dell'"Ancien Regime" nelle Marche, conseguente all'invasione napoleonica di gran parte dei territori che costituivano lo Stato pontificio. Intensissima fu la vita durante i secoli 1600 e 1700, ce lo testimoniano le belle costruzioni all'interno delle mura castellane: il Palazzo Comunale edificato nel 1772 su progetto di Andrea Vici di Rocca Contrada (ora Arcevia) di recente restauro, presenta un soffitto affrescato con belle decorazioni.Nel 1926 viene decisa la sua soppressione come Comune e l'aggregazione a Castelplanio, in qualità di frazione. Questo stato di cose si è mantenuto fino al 1947, quando Poggio San Marcello è stato ricostituito Comune autonomo.
Itinerario n° 5 - Cupramontana, S. Marco, Calapina, Castelbellino, Monteroberto, Maiolati Spontini, Cupramontana.
Partenza dal parcheggio antistante la cantina Colonnara. Da qui in direzione del centro cittadino, poco prima del Paese seguire indicazioni "cimitero", continuare imboccando a sx il viale alberato di fronte al cimitero. Proseguire per via S. Marco ancora a sx nel viale fino ad un bivio, tenere la dx affiancando un capannone ( strada bianca ). Il percorso incontra numerose case e diventa, più avanti, pianeggiante, ma solo per un breve tratto, poi si restringe e si volge in pendenza. Curva a dx e sx e di nuovo un tratto pianeggiante e poi in discesa su fondo sconnesso. All’altezza di una casa nuova, in fondo alla discesa, se la strada comunale è ancora soggetta a lavori di ripristino, bisogna attraversare il terreno coltivato a monte del passaggio privato . Si costeggia una piccola scarpata con delle querce e poi a dx fino a una sbarra ; da qui si può o scendere nella strada o proseguire per il campo. Sulla strada si passa tra una vecchia casa (dx) e un capannone seminterrato e poi dritti fino ad incrociare una strada bianca. Dx in discesa (v. Calapina) , dopo ca 100 mt, a sx su strada pianeggiante, seguire la strada principale per ca 500 mt, prima pianeggianti, poi in salita e di nuovo pianeggianti, nuovo incrocio, sempre dritti ( case a dx) . Incrocio con grande quercia e due strade, una a monte e una a valle della principale, ancora dritti, poi ca 100 mt, dopo una curva a sx ad un incrocio prima della discesa girare a sx in salita. Nuovo incrocio, girare a dx su strada pianeggiante , passaggio tra una recinzione privata e un lavatoio, ancora in salita fino ad una grande villa con parco a dx; dritti in leggera discesa fino all' asfalto (S.P. Castelli di Jesi), a sx sulla S.P. si prosegue fino a Castelbellino. Dopo il Paese, prima delle ultime case, su una curva a sx, prendere la tangente a dx in salita fino a Monte Roberto (ca 800 mt). Sotto le mura del Castello a dx e proseguire dritti fino alla S.P. .
Arrivati all'incrocio ( grande colonna di cemento), girare a dx verso Maiolati Spontini, attraversare il Paese e dopo ca 1 km (direzione Cupra) prendere a sx su strada bianca (vietata ai camion-adiacente a una villetta). Proseguire fino ad incontrare nuovamente la S.P. e in direzione Cupramontana, per ca 1,5 km, si ritorna al p.to di partenza.
Lunghezza ca 14 km
Tempo di percorribilità 1 h e 15 min
Percorso facile