Il centro storico conserva una notevole cinta muraria edificata nel 1509 su disegno dell'architetto Albertino di Giacomo da Cremona, che restaurò e valorizzò la precedente cerchia medievale.
E' da considerarsi una delle più importanti fortificazioni della Vallesina All’ingresso del paese si stagliano due torrioni comunicanti tramite un percorso coperto a quota del cammino di ronda.
Salendo sul poderoso torrione cilindrico, elegantemente merlato e abbellito da un orologio, si può ammirare uno splendido panorama che abbraccia la valle del Misa e quella dell’Esino.
Maiolati sorge su una collina a 412 metri sul livello del mare. Come gli altri castelli che fiancheggiano la media valle dell’Esino è di origine medioevale. Nel sec. XIII Maiolati e la Villa di Talliano, ubicata a metà della collina che scende verso l’Esino, erano due piccoli centri posti a breve distanza uno dall’altro. Per la sua posizione, Maiolati, ben presto si trasformò in castrum, ebbe cioè un sistema difensivo e già dalle prime decadi del Duecento fece parte del Contado di Jesi fino al suo scioglimento avvenuto nel 1808. La Villa di Talliano, come tante altre “ville” della Vallesina, era sorta dopo il Mille come ampliamento di una curtis, cioè un complesso di possedimenti fondiari frazionati e dispersi, un’unità patrimoniale e aziendale che, appartenendo al vescovo di Jesi, fu contesa dalla città nel 1262 acquisendone tutti i diritti. Poco lontano sorgeva la chiesa di San Sisto di Talliano con l’adiacente monastero. Con tutta probabilità chiesa e monastero furono fondati da monaci provenienti dalla vicina abbazia di S. Elena sull’Esino, ad essa infatti appartenevano nel 1199. Nel 1305 chiesa e monastero subirono gravi danni ad opera dei fabrianesi in guerra con Jesi. In luogo dell’antico monastero sorge ora la chiesetta di S. Sisto ricostruita verosimilmente nel sec. XVIII-XIX. Nella zona sono stati ritrovati manufatti d’epoca neolitica e d’epoca romana come del resto analoghi reperti d’età romana sono stati rinvenuti in contrada Massarella ad est di Maiolati. L’intera dorsale tra il VII e il IX secolo venne a trovarsi nel mezzo della fascia confinaria tra il Ducato longobardo di Spoleto-Camerino e la Pentapoli bizantina: molti dei dominus loci poi assurti a capo dei borghi fortificati e quindi dei castelli sono di estrazione longobarda.
Si trova nel territorio di confine tra Castelplanio e Rosora in una cornice suggestiva di natura primordiale. Partendo dal museo castelplanese (capoluogo, palazzo municipale) si scende per via Caciampa arrivando vicino al fosso e alla zona umida regno del granchio nero.
Percorsi appositamente realizzati (per circa 2 chilometri) attraversano il bosco fluviale e ripariale dove la vegetazione imponente con specie arboree rare come l'ontàno bianco e specie floreali che vanno dal narciso all'orchidea selvatica, con imponente presenza del farfaraccio e di epatiche per arrivare alle beccalunga e all'ombelico di Venere. Da menzionare l’antica Fonte del Coppo (sec. XVIII), prima fonte di approvvigionamento idrico di Castelplanio. L'acqua del fosso perenne, la cui qualità è intanto molto migliorata dal '95 per la cessata affluenza di scarichi, è in realtà un piccolo fiume tutto da scoprire, con cascate e mini-laghetti semisconosciuti e molto suggestivi perché circondati e protetti da un rigoglioso e imponente bosco fluviale.
Il posto è abbastanza umido: evitare dopo la pioggia. Il sentiero è percorribile anche con mountan-bike.
Classificazione:
Difficoltà: nessuna
Tipologia: andata e ritorno per lo stesso percorso
Tempo di percorrenza: 1h15m a salire, 45 m a scendere
Dislivello: 200m Distanza: 5 km Segnaletica: sentiero in evidenza
Consigli:
Lasciare l'auto nel piazzale antistante la chiesa di Macine di Castelplanio (detto anche Castelplanio Stazione). Seguire via Copparoni fino all'imbocco, ben segnalato, del sentiero. Il sentiero, inizialmete pianeggiante, fiangheggia il fosso (dove c'è sempre acqua). Dopo circa 2 km inizia a salire fino al paese sbucando nella piazza del Municipio di Castelplanio (palazzo Mancini).