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Punto di interesse

Verdicchio in Festa Durante la prima settimana di luglio nelle strade e nelle piazze del centro storico vengono allestiti stand dove si possono gustare piatti tipici. Vengono organizzati inoltre convegni, mostre, spettacoli, un banco degustazione e un banco vendita vini che coinvolgono buona parte dei produttori marchigiani. Nata per valorizzare il più classico dei prodotti tradizionali, la festa coinvolge soprattutto il pubblico giovane.

Comune

A Castelplanio è stato concesso il titolo di città in virtù di un decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’11 luglio 2006 su proposta del Ministro dell’Interno.

Senza voler risalire agli antenati e limitando il campo della ricerca a partire dagli Anni Cinquanta e Sessanta, dal dopoguerra in poi la crescia sul panaro era considerata un alimento povero della cucina del nostro territorio, che si preparava con pochi essenziali ingredienti. Si partiva dalla polenta, e cioè dalla farina di granturco cotta nell’acqua dentro un apposito contenitore (il “callaro”) dove veniva rimestata continuamente a mano con l’ausilio di un arnese da cucina, una sorta di lungo cilindro di legno con tre o quattro sporgenze metalliche sul fondo denominato mestolo.

La crescia veniva confezionata con la polenta avanzata del giorno prima perché, in tempi grami come quelli di cui stiamo parlando, non ci si poteva permettere il lusso di sprecare alcunché e, piuttosto che lasciarla inutilizzata o mangiarla controvoglia, la polenta fredda si riutilizzava mescolandola con un po’ di farina di grano, si impastava nuovamente (stavolta a mano) dando forma alla cosiddetta “cresciola”. Poi si passava al panaro, cioè su una piastra metallica dotata di lungo manico, una specie di padella senza bordi che ancora si può ammirare nelle nostre case di campagna appesa al muro o al caminetto, oggetto di ornamento, non più strumento di lavoro.

Tolta dal fuoco, si guarniva con verdura (bieta, cicoria, erbe di campo…), oppure con prosciutto o salsiccia e si presentava anche in forma di dolce una crescia non più passata per il panaro ma fritta e ricoperta da uno strato di zucchero. Una delizia, non solo per i bambini.

Ed ecco servita la crescia, gustosissima, appetitosa, fumante, bella da vedere e da addentare come né più né meno accade ancora oggi più che altro per sfizio di stagione. Un piatto rustico e poco costoso che doveva soddisfare quasi da solo l’appetito, e in non pochi casi la fame, dopo il duro lavoro nelle campagne dalle prime luci dell’alba al tramonto. Più che sul piatto, però, si mangiava come oggi tenendola con le mani avvolta da un grande foglio da imballo di colore giallo.

Il raggiungimento di un certo benessere generale in epoca di boom economico ha fatto diventare quasi una moda recuperare gli antichi sapori della nostra cucina di un tempo; così sono state create le premesse per la riscoperta della crescia sul panaro e, fatalmente, è scoccata la scintilla - un’idea che si è mostrata davvero lungimirante - di proporre una sagra estiva che data ormai da 40 edizioni, compresa questa del 2013.

Con alcune provvidenziali varianti: non più, dopo un po’ di anni, il faticosissimo mestolo da mulinare a mano per un tempo interminabile, ma un ben più pratico braccio meccanico che agisce automaticamente nel recipiente-impastatrice.

E poi, con un pizzico di fantasia, si è pensato di arricchire la crescia fritta non solo di zucchero ma anche, in alternativa, spalmandola di cioccolata (la comunissima nutella): un prodotto per golosi preferito soprattutto dai giovanissimi.

Castelplanio, confermano molti dei nostri visitatori che ci vengono a trovare dai paesi limitrofi, dalla Vallesina, da tante località della provincia di Ancona e qualche volta anche da fuori, è rimasto uno degli ultimi luoghi delle Marche ad avere mantenuto a un eccellente livello la tradizione della crescia. E così la cittadina in luglio si mobilita per celebrare questo rito collettivo che, per fortuna, continua magicamente a incontrare il favore del pubblico.

E nel 2013, festa speciale per il 40° anniversario della Sagra della crescia sul panaro (1974-2013) a cura della Pro loco Castelplanio con due week end lunghi (12-14 luglio e 19-21 luglio) con al centro dell’attenzione la celebre crescia castelplanese.

Percorso

Si trova nel territorio di confine tra Castelplanio e Rosora in una cornice suggestiva di natura primordiale. Partendo dal museo castelplanese (capoluogo, palazzo municipale) si scende per via Caciampa arrivando vicino al fosso e alla zona umida regno del granchio nero.
Percorsi appositamente realizzati (per circa 2 chilometri) attraversano il bosco fluviale e ripariale dove la vegetazione imponente con specie arboree rare come l'ontàno bianco e specie floreali che vanno dal narciso all'orchidea selvatica, con imponente presenza del farfaraccio e di epatiche per arrivare alle beccalunga e all'ombelico di Venere. Da menzionare l’antica Fonte del Coppo (sec. XVIII), prima fonte di approvvigionamento idrico di Castelplanio. L'acqua del fosso perenne, la cui qualità è intanto molto migliorata dal '95 per la cessata affluenza di scarichi, è in realtà un piccolo fiume tutto da scoprire, con cascate e mini-laghetti semisconosciuti e molto suggestivi perché circondati e protetti da un rigoglioso e imponente bosco fluviale.

Il posto è abbastanza umido: evitare dopo la pioggia. Il sentiero è percorribile anche con mountan-bike.

Classificazione:
Difficoltà: nessuna
Tipologia: andata e ritorno per lo stesso percorso
Tempo di percorrenza: 1h15m a salire, 45 m a scendere
Dislivello: 200m Distanza: 5 km Segnaletica: sentiero in evidenza

Consigli:
Lasciare l'auto nel piazzale antistante la chiesa di Macine di Castelplanio (detto anche Castelplanio Stazione). Seguire via Copparoni fino all'imbocco, ben segnalato, del sentiero. Il sentiero, inizialmete pianeggiante, fiangheggia il fosso (dove c'è sempre acqua). Dopo circa 2 km inizia a salire fino al paese sbucando nella piazza del Municipio di Castelplanio (palazzo Mancini).

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